“Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1 Corinzi 10:31).

In I Corinzi 1:21, Paolo, definisce il messaggio evangelico come un messaggio di “follia” o “pazzia”, poiché esso invita a mettersi alle dipendenze di Dio, cosa che il mondo rifiuta! C’è una profonda verità contenuta in questo annuncio. Voglio richiamare l’attenzione su un passo biblico estremamente importante:

“infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili ;ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio. Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com’è scritto:«Chi si gloria, si glori nel Signore»” (I Corinzi 1:26-31).

Dio desidera che l’uomo lo glorifichi per quello che Egli è, e non per il fascino e la sapienza di coloro che Egli usa come Suoi strumenti. Sapere che non possiamo fare niente da soli dovrebbe essere per tutti noi motivo di incoraggiamento: attraverso di noi, infatti, Dio può rivelare la Sua gloria.

La vita dell’apostolo Paolo è un tipico esempio di come Dio riveli la Sua gloria tramite la debolezza umana. Anche se dotato di una grande cultura, Paolo, aveva molti punti deboli. Uno di essi era una dolorosa infermità fisica per la cui guarigione l’apostolo si era, più volte, rivolto a Dio. Ma Dio gli aveva risposto:

“La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza” (II Corinzi 12:9).

Allora ispirato dallo Spirito Santo l’apostolo scrisse:

“Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte” (II Corinzi 12:9-10).

Ezechiele, profeta dell’antico testamento, è un altro tipico esempio di come la potenza divina si riveli tramite la debolezza umana. Dio lo chiamò quand’era un sacerdote trentenne. Il sacerdozio, unico scopo della sua vita, perdeva ogni ragione di essere, poiché Ezechiele era costretto a lavorare come uno schiavo in una fattoria. Il nemico continuava senza posa la sua opera distruttrice. Ezechiele 1:2, rivela che Dio lo interpellò mentre infuriava una terribile tempesta. Fu proprio durante questa tempesta che Dio gli rivelò la Sua potenza

“Mi disse: «Figlio d’uomo, alzati in piedi, io ti parlerò». Mentre egli mi parlava, lo Spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi; io udii colui che mi parlava. Egli mi disse: «Figlio d’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a nazioni ribelli, che si sono ribellate a me; essi e i loro padri si sono rivoltati contro di me fino a questo giorno” (Ezechiele 2:1-3).

Per rivolgersi ad Ezechiele, Dio, lo chiamò “mortale” o “figlio d’uomo”. E’ importante rilevarlo! Tale attributo appare frequentemente nei diversi capitoli di Ezechiele quasi che Dio voglia ricordargli costantemente che desidera operare tramite la sua fragilità. La potenza di Dio trasformò completamente la personalità di Ezechiele, e solo grazie a questa, poi, poté affermare:

“ed io feci così come m’era comandato” (Ezechiele 12:7).

Così Dio fu glorificato dal lungo e fruttuoso ministero di Ezechiele.

Dio è un Dio di potenza e la Sua gloria è rivelata proprio quando, servendosi dei deboli, compie opere potenti. Dio modella i credenti in modo che essi possano glorificarlo.Cerchiamo di glorificarlo in ogni nostra azione e parola.Dio vi benedica.

Pastore Samuele Pellerito