“Ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano” (Isaia 40:31).

All’inizio dell’anno la nostra attenzione è sempre rivolta al futuro, a ciò che ci si potrà attendere da esso, alle nostre speranze. L’apostolo Pietro, nella sua prima lettera scrive:

“Perciò, dopo aver predisposto la vostra mente all’azione, state sobri, e abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo. Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell’ignoranza; ma come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché Io sono santo».” (1 Pietro 1:13-16).

Un’esclamazione che si sente spesso, senz’altro vera e giustificata, è: “la vita è dura”. La vita, per alcuni, può essere dura, per altri è comoda e piena di contestabili ed invidiabili privilegi; il fatto che la vita sia piena di frustrazioni, insoddisfazioni e vanità, lo affermava amaramente anche il ricco e privilegiato Salomone. Egli, come riporta il libro dell’Ecclesiaste, pur avendo avuto tutto ciò che nel mondo si può avere e comprare, conclude pessimisticamente:

“Allora mi misi a esaminare la saggezza, la follia e la stoltezza. Che farà l’uomo che succederà al re? Quello che già è stato fatto. E vidi che la saggezza ha un vantaggio sulla stoltezza, come la luce ha un vantaggio sulle tenebre. Il saggio ha gli occhi in testa, mentre lo stolto cammina nelle tenebre; ma ho riconosciuto pure che tutti e due hanno la medesima sorte. Perciò ho detto in cuor mio: «La sorte che tocca allo stolto toccherà anche a me; perché dunque essere stato così saggio?» E ho detto in cuor mio che anche questo è vanità. Infatti, tanto del saggio quanto dello stolto non rimane ricordo eterno; poiché nei giorni futuri tutto sarà da tempo dimenticato. Purtroppo il saggio muore, al pari dello stolto! Perciò ho odiato la vita, perché tutto quello che si fa sotto il sole mi è divenuto odioso, poiché tutto è vanità, un correre dietro al vento” (Ecclesiaste2:11-17).

Qualunque siano le condizioni oggettive in cui uno viva, c’è un solo modo con il quale si possa continuare a vivere nonostante tutte le pene, le frustrazione e le insoddisfazioni: avere qualcosa in cui sperare. “Che cosa speriamo?”. L’apostolo Pietro ci dice “……nella grazia che vi sarà conferita nella rivelazione di Gesù Cristo” e ancora afferma nella sua stessa prima epistola:

“Benedetto sia il Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, a una viva speranza… per un’eredità incorruttibile, incontaminata conservata nei cieli per voi” (1 Pietro 1:3-4).

Siamo stati rigenerati ad una viva speranza che è un’eredità da ricevere da Dio.

Noi tendiamo a chiamare questa eredità “il paradiso”, ma sarebbe più esatto chiamarlo “il nuovo cielo e la nuova terra”. L’eredità che noi speriamo è una sorta di ritorno al Giardino dell’Eden prima che vi fosse il peccato. In che modo noi perseguiamo questa speranza? Il testo dell’apostolo Pietro dice di mantenere il nostro sguardo fisso sulla speranza del ritorno di Gesù “la rivelazione di Gesù Cristo”. Per essere in grado di fissare la nostra speranza completamente su Gesù, abbiamo bisogno di discernimento e della sapienza che solo Dio ci può dare attraverso la Sua Parola.

Nel testo dell’apostolo Pietro viene evidenziato un altro principio: “essere vigilanti”, quasi come se dicesse “state all’occhio”.

“Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell’ignoranza”.

Attraverso questo testo lo Spirito Santo, ci esorta ad essere “vigilanti” o forse meglio tradotto in “sobri”, dotati di autocontrollo. Siamo chiamati a controllare noi stessi.

Concludo incoraggiando ognuno di voi a correre fedelmente questa gara. Impegniamoci a vivere una vita che rechi onore e gloria a Cristo. Adoperiamoci per la vera speranza, la speranza che non fallisce. Non fallisce perché è una speranza che non è radicata nell’oggi, ma nel mondo a venire. Fissiamo la nostra speranza completamente sull’eredità che ci aspetta.

Auguro a tutti un anno pieno di benedizioni in Cristo.

Past. Samuele Pellerito