‘C’era là un uomo infermo da trentotto anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che si trovava in quello stato da molto tempo, gli disse: «Vuoi essere guarito?». L’infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata, e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me»’

Giovanni 5: 5-7

Ci sono persone che, se possono, evitano di entrare in un ospedale. Dicono che non sopportano il suo odore… Può essere, ma non potrebbe anche darsi che questa sia una scusa per non dover vedere il triste spettacolo della sofferenza umana? Spesso non vogliono neanche pensare a malattie, dolore, invecchiamento, morte… Per molti questo è “uno spettacolo intollerabile”. Non possiamo, però, nasconderci dalla realtà, spesso deprimente e ritirarci nel nostro “mondo dei sogni” senza affrontarla ed agire di agire di conseguenza. Inoltre, le persone sofferenti hanno bisogno della nostra solidarietà. Gesù, difatti, un giorno accoglierà uomini e donne nel Suo celeste Regno con queste parole: “Venite, benedetti del Padre Mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Poiché ebbi fame e Mi deste da mangiare, ebbi sete e Mi deste da bere; fui forestiero e Mi accoglieste, fui ignudo e Mi rivestiste, fui infermo e Mi visitaste, fui in prigione e veniste a trovarMi” (Matteo 25:34-36). A Gesù “importano molto queste cose” ed ecco perché, mentre sale verso Gerusalemme, Egli si ferma in un posto di sofferenza trasformandolo in un luogo di misericordia.
Attorno alla piscina di Betesda vi era un uomo infermo che si trovava in quello stato da molto tempo, tanto che aveva ormai perduto ogni speranza di guarire. Ecco perché Gesù gli fa la domanda, che sarebbe stata altrimenti ovvia: “Vuoi essere guarito?”. È come se gli avesse chiesto: “Hai ancora speranza?”. Evidentemente si recava ormai presso quella piscina per abitudine, completamente rassegnato, scoraggiato, senza speranza. L’uomo che si trovava presso la piscina di Betesda soffriva non solo a causa della sua malattia, ma anche per la mancanza di solidarietà e per l’egoismo degli altri, persino dei suoi compagni nella sofferenza. “«Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l’acqua è agitata, e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me»”. Potrebbe anche essere che voi abbiate perduto ogni speranza di vedere la vostra situazione cambiare per il meglio, sebbene voi continuiate a pregare “per inerzia” senza veramente credere che Dio possa fare qualcosa per voi.
È esattamente quando quest’uomo perde ogni speranza nelle altre persone, che Gesù subentra e gli viene incontro. Dio, in Gesù, secondo la Sua sovrana misericordia, prende l’iniziativa e lo incontra con il Suo potere di guarigione. “Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». L’uomo fu guarito all’istante, prese il suo lettuccio e si mise a camminare” (vers. 8,9).
Quell’uomo sofferente si era trovato al posto giusto nel momento giusto, potreste dire. Quest’uomo sofferente e privo di risorse che giaceva presso la piscina di Betesda, aveva trovato che il rapporto più significativo ed importante che mai avrebbe potuto avere nella sua vita era quello con il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Aveva imparato che non poteva completamente fidarsi della gente, nemmeno dei suoi compagni nella sofferenza. Aveva imparato che poteva fidarsi solo di Gesù, perché solo Gesù era “la persona giusta” per lui, che ci riconcilia con Dio e ci rende “persone giuste”.
Dio vi benedica!

Pastore Samuele Pellerito