“Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia” (1 Pietro 1:1).

Pietro scrisse ai credenti, che chiamò “gli eletti”, che vissero come forestieri.
In che senso vissero come forestieri? In che senso anche noi dobbiamo vivere come forestieri? Per un vero credente, la vera patria, la Terra Promessa, è il cielo, nella presenza di Dio. Perciò, finché viviamo in questo mondo, siamo stranieri, forestieri. Viviamo qui sulla terra come forestieri.

Certamente, finché viviamo in questo mondo, dobbiamo impegnarci, fino ad un certo punto, nelle cose che riguardano la vita terrena. Dobbiamo lavorare, dobbiamo mangiare, e tutto il resto che occorre per vivere in questo mondo. Però, come forestieri, è importante che il nostro cuore sia sempre legato alla nostra vera patria. Dobbiamo ricordare che tutto quello che succede su questo mondo è solo temporaneo. Un forestiero non cerca la sua gioia in questo mondo, ma nella sua patria permanente e futura.

È estremamente importante che ogni vero credente si renda conto che è cittadino del cielo, e non più cittadino di questo mondo. Troviamo questa verità ripetutamente nel Nuovo Testamento. Per esempio, c’è la dichiarazione dell’apostolo Paolo ai Filippesi: “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore” (Filippesi 3:20). La nostra cittadinanza è in cielo, da dove aspettiamo, attivamente, il nostro Salvatore, Gesù Cristo. Un vero credente dovrebbe vivere nella viva attesa del Signore Gesù, con il desiderio di andare nella patria con Lui, per stare con Lui per sempre.

Anche ai Corinzi viene ricordato che la nostra casa non è qui, e che perfino il nostro corpo è solamente una dimora temporanea. Dio ha una dimora infinitamente migliore riservata per noi in cielo. In questo brano, la parola “tenda” indica “il corpo fisico”.
Sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli” (2 Corinzi 5:1).

In Efesini 2, Paolo ci ricorda che la nostra cittadinanza è in cielo, insieme al resto del popolo di Dio. “Perché per mezzo di Lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito. Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio” (Efesini 2:18-19). Siamo concittadini dei santi, membri della famiglia di Dio. Questo mondo non è la nostra casa. Siamo in viaggio, aspettando di andare a casa, per stare con il nostro Padre per sempre.

In Ebrei 11, parlando dei patriarchi, come Abraamo, Isacco e Giacobbe, leggiamo: “Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. Infatti, chi dice così dimostra di cercare una patria; e se avessero avuto a cuore quella da cui erano usciti, certo avrebbero avuto tempo di ritornarvi! Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città” (Ebrei 11:13-16).

Visto che abbiamo la nostra cittadinanza in cielo, e non qua, Gesù ci insegna di cercare il nostro tesoro in cielo, e non su questa terra. “Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6:19-21).

Non leghiamoci troppo a questo mondo, perché non è la nostra casa! Non cerchiamo il nostro tesoro qui. Piuttosto, cerchiamo il nostro tesoro in cielo, desideriamo e aspiriamo alle cose di lassù. Viviamo come forestieri, aspettando il nostro Salvatore e Signore, Gesù Cristo. Ringraziamo Dio per l’immenso privilegio della salvezza. Ringraziamo Dio che Egli ci ha scelto!

Gioiamo nella nostra salvezza!

Pastore Samuele Pellerito